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Il villaggio di Spoon River tra Lee Masters e De André

Pubblicato il 11 novembre 2022 da Ludovica Proietti

De André

L’11 novembre 1971 esce il quinto concept album in studio del cantautore genovese Fabrizio De André Non al denaro, non all’amore né al cielo, ispirato alla raccolta di epitaffi Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters.

Un'antologia censurata

L’opera di Masters è ambientata nel villaggio fittizio di Spoon River e racconta la vita di 248 suoi cittadini e cittadine, attraverso le quali l’autore analizza ogni sfaccettatura della vita umana. Nelle poesie le persone sono morte e parlando in prima persona raccontano il proprio passato senza peli sulla lingua e senza rimpianto, ma nella realtà Edgar Masters si ispirò a suoi concittadini che, in alcuni casi, erano ancora in vita e si risentirono nel vedere i propri segreti raccontati con tanta novizia di particolari. L’opera venne scritta nel 1915, ma fu pubblicata in Italia solamente il 9 marzo 1943, dopo aver eluso la censura imposta alla letteratura statunitense durante il Ventennio fascista, grazie a Cesare Pavese che introdusse nel Paese molti libri proibiti con a stratagemmi ingegnosi. Nel caso dell’Antologia di Spoon River lo scrittore agirò il controllo del Ministero della Cultura Popolare cambiando il titolo in Antologia di S. River, facendola passare per una raccolta di pensieri vaneggiati di un certo San River. Pavese regalò una copia in lingua originale alla traduttrice e scrittrice Fernanda Piovano, che aperto il libro nel mezzo, rimase colpita dal verso

mentre la baciavo con l’anima sulle labbra, l’anima d’improvviso mi fuggi

sembrandole estremamente chiaro, diretto, semplice, in un momento in cui in Italia qualsiasi aspetto della quotidianità veniva manipolato per essere grandioso e epico. Decise quindi di impegnarsi immediatamente in una clandestina traduzione di tutte le altre poesie contenute nell’opera, che le costò il carcere: la traduzione permetteva che le idee di pace, anticapitalismo e libertà contenute nelle poesie circolassero con estrema facilità e non poteva essere tollerato, soprattutto in un momento così delicato per il regime, che nel 1943 cercava di riprendere le redini di un potere sempre meno forte e che di lì a breve si sarebbe esaurito.

Non al cielo, non all'amore né al denaro

Quando aveva appena diciotto anni Fabrizio De André ricevette in regalo dalla prima moglie Enrica Rignon un’edizione economica dell’Antologia e, rimastone colpito, decise immediatamente di attualizzare e adattare gli epitaffi alle musiche, arrangiate dal pianista, compositore e direttore d’orchestra Nicola Piovani, affiancato da altri musicisti di fama internazionale.

Il disco si apre con la canzone La collina, ispirata all’omonima poesia che fa da incipit anche all’Antologia, dove si racconta la vita della gente comune che riposa sulla collina del cimitero del villaggio di Spoon River. L’immagine che vuole restituire questa prima canzone è quella di uomo che tornato da un lungo viaggio nel suo paese natale chiede alla madre che fine abbiano fatto le persone che conosceva e che ormai “dormono sulla collina”. Nella prima strofa si fa riferimento ad Elmer, morto per una malattia, ad Herman e Charley morti sul lavoro, il primo in miniara ed il secondo cadendo da un ponte, a Bert ucciso in una rissa e a Tom morto mentre si trovava in prigione. La seconda strofa, invece, si apre con la storia di Ella e Kate, “morte entrambe per errore” la prima per colpa di un aborto clandestino e la seconda per mano del suo uomo, e di Maggie, una prostituta uccisa in un bordello. La terza strofa è dedicata ai soldati morti in battaglia di cui tornarono le spoglie “nelle bandiere legate strette perché sembrassero intere”. Finalmente, nell’ultima parte si fa riferimento al Suonatore Jones che rincontreremo nell’ultima traccia con una canzone interamente dedicata alla sua vita.

Si entra poi nel vivo con la storia del primo personaggio, Frank Drummer, che all’interno del villaggio venne giudicato matto perché incapace di esprimere a parole il suo mondo interiore e per questo venne chiuso in un manicomio. Qui, cercò “le parole giuste per farsi ascoltare”, con tanta determinazione da “imparare la Treccani a memoria”, ma nemmeno questo gli fu sufficiente e nessuno cambiò idea su di lui.

La terza canzone racconta la storia del giudice Selah Lively, alto appena cinque piedi e due pollici secondo Lee Masters e un metro e mezzo per De André. Preso in giro da tutti per la sua statura, “nelle notti insonni, vegliate al lume del rancore” si laureò in giurisprudenza e divenne procuratore per vendicarsi delle maldicenze e degli insulti ricevuti.

Segue poi la storia del blasfemo Wendell P. Bloyd, considerato tale per aver accusato Dio di aver mentito all’uomo, costringendolo “a viaggiare una vita da scemo […] ignorando che al mondo c’è il bene e c’è il male”, ed evitando che sviluppasse un pensiero proprio e libero. Per “paura che ormai non avesse padrone” il potere costituito lo incarcerò e morì per mano di due guardie bigotte che gli cercarono “l’anima a forza di botte”. Wendell muore arrabbiato, non con Dio, ma con chi sfrutta la religione per mantenere saldo il suo potere: “e non un Dio, ma qualcuno che per noi l’ha inventato, ci costringere a sognare in un giardino incantato”.

Il protagonista della quinta traccia, un malato di cuore, è Francis Turner che muore per non essere riuscito a reggere l’emozione del primo bacio con la donna tanto desiderata. Questa traccia conclude la prima parte dell’album dedicata al sentimento dell’invidia, provata da Turner perché, malato di cuore sin dalla nascita è costretto a vivere anelando e invidiando la vita altrui:

Da ragazzo spiare i ragazzi giocare al ritmo balordo del tuo cuore malato. E ti viene la voglia di uscire e provare che cosa ti manca per correre al prato e ti tieni la voglia, e rimani a pensare come diavolo fanno a riprendere fiato.

L’invidia fino a questo punto era stato un sentimento che agli occhi di De André era stato provato da tutti i personaggi di cui già si è raccontato, ma, mentre il giudice trova nella sua vendetta un modo per sfogare l’invidia per l’altezza altrui, il malato di cuore riesce a vincere l’invidia regalandosi un ultimo atto d’amore, un momento di felicità estrema prima della sua morte.

Si apre il lato B del disco con la traccia che più di tutte resta fedele al testo originale di Lee Masters: Un medico. Il dottor Siegfried Iseman, a differenza del giudice, intraprende la sua carriera lavorativa dopo averla desiderata sin da quando era molto piccolo:

Da bambino volevo guarire i ciliegi, quando rossi di frutti li credevo feriti. La salute per me li aveva lasciati, coi fiori di neve che avevan perduti.

Cominciando, quindi, con le più nobili intenzioni e mosso da sincero amore per i suoi pazienti, non volendo “tradire il bambino per l'uomo” si propose di curarli gratuitamente, ma la diagnosi era per tutti la stessa “Ammalato di fame, incapace a pagare”. Disilluso, fu costretto a guardare in faccia la realtà e a capire che “fare il dottore è soltanto un mestiere, che la scienza non puoi regalarla alla gente, se non vuoi ammalarti dell'identico male, se non vuoi che il sistema ti pigli per fame.” Ma perché finisce per essere incarcerato e additato da tutti come “dottor, professor, truffator, imbroglione”? Non guadagnando sufficienti soldi per vivere e cadendo in povertà egli stesso, perdendo la stima della sua famiglia, si vide costretto a chiudere “in bottiglia, quei fiori di neve [con] l'etichetta [che] diceva, elisir di giovinezza” e vendendo finte pozioni miracolose che gli costarono la galera.

Arriva poi il turno del farmacista Trainor , chimico nella canzone di Faber, “morto in un esperimento sbagliato”. Comprendendo solo la rigidità e la scientificità delle formule chimiche,

Ma guardate l'idrogeno tacere nel mare, guardate l'ossigeno al suo fianco dormire: soltanto una legge che io riesco a capire ha potuto sposarli senza farli scoppiare

non si innamorerà né si sposerà mai, non capendo perché gli uomini “si combinassero attraverso l'amore, affidando ad un gioco la gioia e il dolore”.

Si racconta nella penultima traccia la storia dell’ottico del villaggio, il dottor Dippold, che, stanco di dare la possibilità ai suoi clienti di vedere meglio ciò che già era intorno a loro, “ora vuole soltanto clienti speciali, *che non sanno che farne di occhi normali” e decide di fornire lenti per vedere oltre la realtà

Perché le pupille abituate a copiare, inventino i mondi sui quali guardare.

Nelle prime due strofe è direttamente Dippold a parlare in prima persona, mentre le successive quattro strofe sono dedicate ognuna a quatto clienti che spiegano cosa vorrebbero vedere con le lenti speciali. A differenza di tutte le altre poesie di Masters, questa è l’unica in cui il protagonista parla al presente e non accenna a come avrebbe perso la vita, alludendo inoltre ad un possibile uso di sostanze stupefacenti con il verso “non più ottico, ma spacciatore di lenti per improvvisare occhi contenti"

Si arriva infine al già conosciuto Suonatore Jones, che nell’opera di Masters è violinista, mentre in Non al cielo, non all’amore, né al denaro, per ragioni di metrica, suona il flauto. Il protagonista ereditata la terra da suo padre, ma decide di seguire la sua passione e di farne l’unico lavoro possibile:

sentivo la mia terra vibrare di suoni: era il mio cuore e allora perché coltivarla ancora?

Sceglie la musica, la sua passione, la libertà:

Libertà, l'ho vista svegliarsi ogni volta che ho suonato
per un fruscio di ragazze,
ad un ballo,
per un compagno ubriaco.